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VETRO: bicchieri apodi

Durante il Medioevo, la produzione di vetro, fiorente in età romana non cessò mai del tutto come attestano i rinvenimenti di tale materiale. Si assiste ad uno scadimento delle qualità tecniche e ad un impoverimento formale. Vengono mantenuti i tipi più comuni della produzione precedente (come il piccolo bicchiere conico) mentre insorgono gravi lacune nella qualità della miscela e nella configurazione dei forni.

Il risultato sarà un vetro poco stabile, quasi sempre di colore verdognolo (per la presenza di ossido di rame), lontano dallo standard raggiunto nelle botteghe romane. Le poche innovazioni saranno legate al gusto dei nuovi ricchi, e bisognerà attendere il X secolo per una ripresa generale della ricerca tecnico-formale e decorativa.
Dall'area del castello di Salerno proviene un cospicuo numero di frammenti riferibili a vasellame vitreo. La forte frammentazione a cui questo materiale è soggetto non ne rende sempre possibile l'attribuzione a forme ben identificabili. L’identificazione e la conseguente datazione si basano dunque su alcuni tratti caratteristici come la decorazione e l'analisi di alcune parti del corpo come il fondo.

E’ così possibile riconoscere alcune tra le forme maggiormente in uso tra l’XI e il XVII secolo: molte si richiamano a motivi formali e decorativi assai noti in Europa perchè legati alle fortune di Venezia. L'uso del vetro come vasellame da mensa diventa abbastanza comune dall'XI secolo. Ai comuni bicchieri apodi, con sviluppo conico e privi di decoro, derivati direttamente dalla tradizione romana, possiamo affiancare quelli con conoide più o meno pronunciato, poggiati su un piccolo orlo a sezione cava che consente di spingere in alto la forma dandole slancio.

Attraverso l'analisi dei decori possiamo riconoscere il tipo "bugnato", con sviluppo troncoconico, attestato tra XI e e XIV secolo, che richiama il motivo a "pizzicature" tipico della produzione renana di IV e V secolo, ma associato sovente ad un piede ad anello rotellato.

Abbastanza comune anche il tipo con decorazione applicata a caldo, databile tra XII e XIII secolo, spesso associata a forme più slanciate, tra cui quella del "bicchiere a calice". L'ulteriore evoluzione porta a soluzioni decorative più articolate, legate all'utilizzo della matrice per alcune parti del corpo: dal XVI secolo diventano comuni i bicchieri con decorazione soffiata a stampo con motivi del tipo a "favo d'ape", ad "archetti" o a "punti".

Tra i tipi lavorati in matrice, in due o più fasi distinte, possiamo annoverare anche la variante decorata con protomi leonine diffusa tra XV e XVI secolo. La grande diffusione dei calici dal XVI secolo lascia presupporre una produzione notevole anche in epoca precedente, ma scarsi sono i ritrovamenti in percentuale: potremmo dunque trovarci di fronte ad una forma che, per le difficoltà legate alla sua realizzazione, è stata prerogativa di pochi atelier specializzati.
Anche per la classe delle bottiglie si ritrovano i tipi più comuni tra XII e XVII secolo: si va dalla bottiglia apoda con ventre sferico, a quella con fondo umbonato, collo cilindrico (anche con collarino applicato) o imbutiforme, su corpo globulare o cilindrico.

Tra le varianti più interessanti quella con fondo a "piedistallo" è databile tra XV e XVI secolo. Dal XIV secolo la bottiglia diventa comune su tutte le tavole e tende a sostituire le forme in ceramica con la medesima destinazione. Dal XV secolo inizierà la grande produzione a stampo con decorazioni a rilievo.

Infine dobbiamo annoverare alcuni frammenti riferibili a brocche (distinguibili per la presenza di grosse anse), a coppe, a piccole salsiere, decorate con un motivo a graticcio, databili tra XV e XVI secolo.
L'impiego di materiale vitreo non si limitava alla mensa. Anche se in minima quantità, non mancano i rinvenimenti di lastre per finestra e possiamo attestare l'uso di particolari forme per l'illuminazione (lucernette troncoconiche) o per gli usi più svariati (ampolline, unguentari, etc.).

La maggior concentrazione di materiale è relativa ai secoli XV e XVI e coincide con il passaggio dell'immobile alla famiglia dei San Severino, dunque con un cambiamento della destinazione d'uso da militare a residenziale. Manca invece il materiale antecedente l'XI secolo.

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